DIGITALIZZARE E INNOVARE LA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE: SARA’ VERO?

E qua tutti ci guardiamo con un bel punto interrogativo stampato sulla faccia. Pensando ai tempi incredibilmente lunghi per accedere agli atti di un catasto e al costo copie che deve essere sostenuto per la redazione di un certificato di confromità edilizia, per altro obbligatorio in qualunque compravendita immobiliare, pensiamo che l’innovazione digitale della pubblica amministrazione sia un miraggio irrealizzabile.

Per quanto l’introduzione della carta di identità elettronica e l’adozione dello spid abbiano di molto semplificato e accelerato la possibilità di accedere ai cosiddetti documenti in carta semplice, tipici dell’ anagrafe, per intenderci, ci troviamo nel mezzo del guado.

La direzione, a mio parere è tracciata e segue il solco delle indicazioni europee in materia, ma si scontra con la necessità di una profonda accettazione da parte degli utenti della necessità e della convenienza di utilizzare l’informatica per accedere ai servizi dell’amministrazione pubblica. Va detto a discolpa di noi utenti, mi ci metto in mezzo anche io, che l’esperienza spesso e volentieri è ben lontana dall’essere user friendly.

Allo stato dell’arte l’innovazione digitale pervade le nostre vite ma la trasformazione digitale è ben lontana dall’essere una consapevolezza, come sostiene Stefano Epifani nel suo interessantissimo testo “Sostenibilità digitale”

Il Pnrr del 12 gennaio recita: “La realizzazione degli obiettivi di crescita digitale e di modernizzazione della PA costituisce una chiave di rilancio del sistema paese. Questa componente si sostanzia da un lato nella digitalizzazione della Pubblica Amministrazione e nel rafforzamento delle competenze digitali del personale della PA, dall’altro nel rafforzamento e nella riqualificazione del capitale umano nella P.A. e in una drastica semplificazione burocratica. “

Possiamo non essere d’accordo? Molto bene. La risposta è scontata. Ma come lo realizziamo tutto ciò?

Il primo step che viene indicato è la  creazione di uno o più poli strategici nazionali in cui sviluppare infrastrutture ad alta affidabilità ed efficienza verso cui migrare i Data Center di cat B delle amministrazioni pubbliche e superare le attuali frammentarietà e garantire uniformità e sicurezza nell’erogazione dei servizi. L’investimento previsto è di 7 miliardi e 950 milioni, a cui si aggiungono altri 600 milioni di € dai progetti PON e dagli stanziamenti della Legge di bilancio. Altri obiettivi del progetto sono l’implementazione del Single Digital Gateway  (Sportello Digitale Unico Europeo) per garantire l’accesso ai servizi della pubblica amministrazione anche ai cittadini europei nonché la digitalizzazione e reingegnerizzazione del Sistema Informativo Agricolo Nazionale.

Proseguendo gli altri interventi previsti si direzionano verso:

 adozione del cashless tra privati e verso la pubblica amministrazione

completamento dei principi di cittadinanza digitale al fine di velocizzare i processi e gli accessi alla documentazione della pubblica amministrazione. Spid e Cie verranno favoriti , cosi come la firma elettronica digitale e il domicilio digitale , per cui sono previste anche attività di sostegno alla popolazione più anziana.

Nonostante l’avvio turbolento, l’app “IO” viene indicata come lo strumento principe di accesso e fruizione ai servizi della pubblica amministrazione.

La necessità di aggiornare le competenze del personale pubblico,infine, vengono indicate come prioritarie nella logica di un indispensabile ricambio generazionale e culturale. Per realizzare ciò si prevedono nuovi concorsi, assunzioni a tempo determinato e la creazione di un nuovo portale del reclutamento per consentire ai cittadini di accedere da un unico punto a tutti i concorsi disponibili nonché alle amministrazioni di di gestire unitariamente il reclutamento e i processi collegati.

Un piccolo paragrafo, piuttosto generico a dire il vero, accenna alla necessità di semplificare le procedure operative attraverso la digitalizzazione dei processi al fine di ridurre costi e tempistiche della burocrazia italiana, annosa questione che viene identificata da decenni come uno dei principali limiti alla crescita del Paese. Per arrivare a questo ambizioso, quanto necessario obiettivo, si dovrebbe partire da un “censimento dei procedimenti” per reingegnerizzare gli stessi procedimenti.

Lo stanziamento totale per questo intervento è di 480 milioni.

E qui non ci resta che sperare che vengano spesi davvero bene, in attesa di vedere cosa ci riserverà su questi temi così importanti per il nostro futuro il nuovo governo Draghi.

E’ del 10 marzo 2021 la firma del Patto per l’innovazione pubblica e la coesione sociale che rappresenta il primo passo concreto per la riforma della pubblica amministrazione e indica come punti indispensabili “l’ingresso di nuove generazioni di lavoratrici e lavoratori con un’azione di modernizzazione costante, efficace e continua per centrare le sfide della transizione digitale e della sostenibilità ambientale”

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